Presto anche il BiciPlan della Capitale
Nove piste ciclabili finanziate grazie al Pnrr, il Bici Plan in arrivo e il secondo lotto del Grab. E su tutto, una riflessione culturale sulla mobilità delle due ruote a pedali. Se ne è parlato ieri (martedì 22 ottobre) durante la seduta convocata dalla Commissione capitolina Pnrr alla presenza dell’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè.
Le piste ciclabili confermate grazie ai fondi del Recovery Plan sono viale Città d’Europa-viale America (791mila euro), la Termini-Tre Fontane (2,5 milioni), la Colombo-Ponte Spizzichino (1,479 milioni), la via La Spezia-via L’Aquila (1,271 milioni), piazzale Ostiense-piazzale Metronio (1,791 milioni), la viadotto dei Presidenti (circa 2 milioni), la piazza Cina-Eur (1,162 milioni), la Magliana-Villa Bonelli (529 mila euro), la lungomare Vespucci a Ostia (1,192 milioni).
Riguardo alla tratta Città Universitaria-Termini, dopo uno stop i lavori ripartono e “finirà in tempo”.
Per le tratte viale Oceano Pacifico-Atlantico e viale de Coubertin-via Gaudini-Pilsudski si sta studiando la cantierizzazione, mentre “per lungomare Vespucci è in consegna l’esecutivo”. In consegna anche l’area di cantiere per la pista piazza Cina-Eur, mentre per la Grottaperfetta-Ardeatina-via Sartorio “siamo pronti a partire”.
Entro marzo 2025 partiranno la Giustiniano Imperatore, la Ostiense-Metronio e la Magliana-Villa Bonelli. Nella seconda metà del 2025 ci sarà la XXI Aprile-viale delle Province.
Per il Grab, il Raccordo Anulare delle biciclette, entro la fine del mese partiranno i lavori del secondo lotto ed entro la metà del 2025 si darà il via al terzo lotto per completare l’intera opera nel 2026.
Nelle prossime settimane, infine, è prevista la presentazione del Bici Plan della Capitale che prevede circa 850 km di piste ciclabili, comprese le sei stralciate dal finanziamento del Pnrr. E dunque, Roma non è fatta per le bici? “Ribalterei l’idea: via Giulia, piazza Navona non sono fatte per le auto. Oggi con le bici elettriche le distanze e le altimetrie sono state appianate. Non è un problema né di meteo né di altimetria - ha concluso Patané - ma culturale”.
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