Ritorno al futuro. È il titolo di un vecchio film-cult campione d’incassi. Ma calza a pennello alla situazione della rete tranviaria romana.
Fino agli anni ’70 era capillare (le foto – si fatica a credere ai propri occhi – raccontano convogli su lungotevere, piazza Pia, San Giovanni, piazza Istria e tanti altri luoghi). Poi arrivarono i ruggenti “Ottanta”.
E a Roma, forse complice la ventata “edonistica”, i tram, chissà perché, passarono di moda. Con i binari smantellati in molte zone (per fortuna non ovunque). Scelta che oggi appare inopinata.
E su cui si è innestata una decisa retromarcia. Arriveranno undici linee con 121 treni di ultima genrazione e 32 chilometri di infrastrutture. E nuovi depositi. A cominciare da quello di via Severini, ex centro carni, il cui cantiere partirà a gennaio.
Il punto è stato fatto in Campidoglio nel convegno dal titolo iconico “facciamo ritornare i tram”, organizzato dal Gruppo Roma Futura. Perché di ritorno, seppure con tutte le innovazioni del caso, si tratta.
I progetti in attuazione sono undici. Quattro in fase avanzata e già finanziati, sette allo stadio di “Pfte” (progettazione di fattibilità tecnico-ecomonica). Come spesso succede nelle scelte di mobilità, il percorso è complesso. Le opere non sempre sono ben accette dalla cittadinanza. E serve un accurato lavoro di informazione e condivisione.
“Le parole d’ordine – ha spiegato Giovanni Caudo, uno dei promotori del convegno e presidente della Commissione Pnrr- sono tre: programmazione, ascolto e dialogo. Le trasformazioni urbane non sono mai indolore”.
Al convegno ha partecipato anche l’assessore capitolino alla Mobilità, Eugenio Patanè. “All’inizio della consiliatura – ha detto – abbiamo scelto di prendere il buono della precedente Amministrazione e non ricominciare da zero. Abbiamo approvato subito il Pums per mandare avanti la città. Dovevamo scegliere se attuare cose che danno consenso immediato o disporre, come abbiamo fatto, il rinnovo dell’armamento della metropolitana. Ora per I prossimi 30 anni non si dovrà più intervenire. E soprattutto la città avrà di nuovo una stazione appaltante: Roma Metropolitane rimessa in bonis”.
Il ritorno del tram ruota attorno all’opera, in vari ruoli tecnico-progettuali, di Roma Servizi per la Mobilità.
“Stiamo lavorando – ha detto Anna Donati, presidente e amministratrice delegata dell’azienda- sulle quattro linee già finanziate (Termini-Vaticano-Aurelio, Togliatti, Termini-Tor Vergata, Verano-Tiburtina) e sulle fattibilità delle altre sette”. Per quanto riguarda le criticità sollevate dall’università Tor Vergata riguardo l’arrivo della linea, Donati si è mostrata ottimista: “E’ iniziato il confronto con l’Ateneo. Si troverà una soluzione. Tutte le città italiane che hanno realizzato i tram – ha aggiunto- hanno avuto difficoltà di vario genere. Ma dove sono stati realizzati hanno avuto un grande successo. Firenze è solo l’ultimo esempio”.
“Il tram e la metropolitana sono sistemi complementari. Uno integra l’altro. Le rotaie di superficie servono dove c’e bassa densità di popolazione. Quelle sotterranea dove è alta” Alessandro Fuschiotto, direttore del settore tecnico di Roma Servizi per la Mobilità, ha tenuto a sottolinearlo piu’ volte. Ma quali saranno le undici linee? Le prime quattro sono gia finanziate: Tva (Termini-Vaticano-Aurelio), Verano-Tiburtina, Togliatti Subaugusta, Termini-Tor Vergata.
A breve poi, sarà presentata richiesta di finanziamento per altre sette: via Barletta – piazzale Clodio (con passaggio su viale Angelico e ponte della Musica); viale Angelico- Auditorium parco della Musica (con passaggio su via Reni);
stazione Tiburtina-ponte Mammolo (con passaggio su via Tiburtina); piazza Mancini-Corso Francia-vigna Clara (con passaggio su via Flaminia vecchia); Tram veloce Anagnina, Tor Vergata-Tor Bella Monaca (con passaggio su via Passo Lombardo e via Cambellotti); Tramvia veloce termini Tor Vergata Orto Botanico Scambiatore Sud.