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Agenda Onu 2030, lo strumento per risanare la Terra

Simone Colonna, redazione giornalistica di Roma Servizi per la Mobilità.

Diciassette azioni per cambiare il futuro
Diciassette azioni, collegate tra loro, per un mondo, e quindi un futuro, più sostenibile. Quando si parla di emergenza climatica, quando le Istituzioni promettono investimenti milionari a tutela della Terra, quando da più parti ci ricordano che no, un Pianeta di riserva non c’è, spesso si cita anche l’Agenda 2030. Ma cos’è?
 
Magari sarà superfluo, ma oggi vogliamo ricordarlo. L’Agenda 2030 raccoglie i principali obiettivi (diciassette, appunto) che l’Onu, con una risoluzione approvata nel settembre 2015, si è data per provare, da qui ai prossimi anni, a incidere sull’ambiente in cui viviamo e, quindi, su di noi. All’Agenda hanno aderito tutti i 193 Paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
 
Gli obiettivi-azioni sono: sconfiggere la povertà, ovunque, in tutte le sue forme; porre fine alla fame e promuovere un’agricoltura sostenibile; il benessere di tutti a tutte le età; buona istruzione per tutti; parità di genere; acqua pulita e servizi igienico-sanitari; energia rinnovabile e accessibile; buona occupazione e crescita economica; innovazione e infrastrutture; riduzione delle diseguaglianze; città e comunità sostenibili; utilizzo responsabile delle risorse; lotta ai cambiamenti climatici; utilizzo sostenibile del mare e della terra; pace e giustizia e, infine, collaborazione globale per lo sviluppo sostenibile.
 
Solo qualche numero a proposito di questi obiettivi. Al mondo, il tredici per cento della popolazione, oltre 900 milioni di persone, vive con meno di due dollari al giorno (fonte actionaid.it). Nel 2017, solo il 57% della popolazione mondiale (dati Wikipedia) utilizzava carburanti e tecnologie pulite come fonti primarie di sostentamento, l’obiettivo fissato dall’Agenda 2030 è il 95%. Dal 1700, la Terra ha perso fino all’87% di zone umide naturali; ogni anno vanno distrutti 10 milioni di ettari di foreste, in grado di assorbire il 12-20% delle emissioni di gas serra, foreste da cui dipende la sopravvivenza di 1,6 miliardi di persone; tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati significativamente modificati dalle attività umane (Legambiente).
 
Se confrontiamo la storia della Terra con un anno solare, ha ricordato Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, abbiamo utilizzato un terzo delle sue risorse naturali negli ultimi 0,2 secondi. Abbiamo avvelenato l’aria, la terra e l’acqua e abbiamo riempito gli oceani di plastica (foto isves.it).
 
Ursula von der Leyen: “Investire sull’idrogeno”
Obiettivi dell’Agenda 2030 e di più lungo periodo. Come quello della neutralità climatica, ovvero l’azzeramento dei gas a effetto serra, fissato al 2050. Sul tema è tornata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen,
puntando in particolare sull’idrogeno. “Dobbiamo investire nell’idrogeno pulito come mai prima d’ora e abbiamo bisogno di soluzioni innovative per trasformare il modo in cui produciamo, riscaldiamo e viaggiamo”, ha detto, parlando ai responsabili delle aziende di energia e trasporto europee durante l’“Hydrogen Council”.
 
Ci sono 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica che ancora ci separano dal nostro obiettivo e che produciamo ogni anno in Europa”, ha sottolineato. Intanto, l’associazione italiana idrogeno e celle a combustibile ha stimato in circa 5,4 milioni di nuovi posti di lavoro, l’indotto economico dell’idrogeno in Europa nel 2050.
 
PM 2,5 gli imputati sono agricoltura e allevamenti
È opinione diffusa che industria e traffico veicolare siano le principali cause della qualità dell’aria. Percezione errata, ricordano dal Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, perché a pesare di più sono in realtà agricoltura e allevamento. Ma che l’opinione sia generalizzata lo ha dimostrato una ricerca dello stesso Cnr, attraverso il suo Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, svolto assieme alle università di Urbino e Vienna. Lo studio, pubblicato sulla rivista Ambio, ha coinvolto 16mila persone in sette Paesi dell’Unione europea, naturalmente Italia compresa. Gli intervistati avevano cinque opzioni fra cui scegliere: agricoltura e allevamento, riscaldamento domestico, rifiuti, industria, traffico veicolare. “Con poche differenze, i due settori indicati come principali responsabili dell’inquinamento dell’aria sono stati di gran lunga industria e traffico veicolare - spiega Sandro Fuzzi del Cnr - Le filiere di agricoltura e allevamento sono in realtà le principali responsabili di emissioni di ammoniaca la quale, una volta nell’aria, si trasforma in sale d’ammonio, la componente dominante del PM 2.5, le cosiddette polveri ultrasottili, responsabili degli effetti più gravi dell’inquinamento atmosferico sulla salute”.
 
E a proposito di PM 2.5, secondo uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Lancet, Brescia e Bergamo hanno il tasso di mortalità da particolato fine più alto in Europa. Tra le prime dieci città ci sono anche Vicenza (quarto posto) e Saronno (ottavo). Ridurre l’inquinamento solo in Europa potrebbe salvare oltre 50mila vite. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’inquinamento atmosferico uccida più di sette milioni di persone all’anno in tutto il mondo, provocando malattie e assenteismo sul lavoro.