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Pubblicato il: 21/05/2025 - Aggiornato il: 21/05/2025
La Redazione
Upper, rafforzare i trasporti e la loro sostenibilità

Il diritto universale alla mobilità tra i focus della sesta Assemblea Generale del progetto europeo

Oslo

-Oslo- Il trasporto pubblico non serve, solo, per andare da un punto A ad un punto B. Constatazione solo apparentemente contraddittoria, che invece apre una prospettiva diversa. E necessaria. Il diritto universale alla mobilità, e in particolare a una mobilità condivisa e sostenibile, è uno dei focus della sesta assemblea generale del progetto europeo Upper, a Oslo. 


Un progetto sostenuto dalla Commissione europea, dedicato alla crescita del trasporto pubblico in ambito urbano, costruito con il lavoro di un consorzio di dieci tra città e regioni. 

Oltre alla Capitale della Norvegia, e a Roma, ci sono Valencia, Versailles-Ile de France, Mannheim, Lisbona, Budapest, Lovanio, la regione di Hannover e Salonicco. In Europa, su quasi 750 milioni di abitanti, il 20 per cento della popolazione ha una forma di disabilità. Molte di più, le persone con una disabilità temporanea, dovuta per esempio ad un incidente o a una caduta. 
 



Bus, tram, treni e metro, dunque, non servono solo a spostarsi. Sono uno strumento di libertà, di democrazia e quindi di partecipazione. E devono poter essere per tutti. Un trasporto pubblico inclusivo, ha senso sotto ogni punto di vista, anche economico. 

La Norvegia, Oslo, hanno un trasporto pubblico ben sviluppato nella progettazione, nei servizi e nelle infrastrutture. Ma difficoltà di accesso ci sono comunque. Da qui la scelta di raccontare e condividere le proprie scelte di mobilità portando in primo piano le storie di passeggeri con disabilità, motoria o visiva, e coinvolgendo poi i delegati arrivati dagli altri Paesi in un'esperienza diretta di utilizzo dei mezzi pubblici assieme a loro.
 


Intanto è proseguito nel secondo e ultimo giorno dell'assemblea il lavoro di confronto fra le diverse misure legate al rafforzamento dei trasporti e della sostenibilità. 
La regione di Hannover e Mannheim, in Germania, stanno tra l'altro puntando sugli hub, o snodi, multimodali, per integrare un uso - limitato - dell'automobile con le forme più "green" di mobilità. La spagnola Valencia lavora invece con continuità sulla mobilità attiva, dedicando ampie porzioni della città alla ciclabilità e alla pedonalità e mantenendo le scelte fatte, efficaci, al netto dei cambi di colore politico delle Amministrazioni. In Grecia, Salonicco ha, ad esempio, proposto il trasporto pubblico anche per gli spostamenti di ragazze e ragazzi quando vanno a fare sport, mentre in Portogallo, Lisbona ha attivato forme di trasporto pubblico "a chiamata" per raggiungere eventi pubblici, anche fuori città. Nella regione dell'Ile de France, Versailles ha contribuito alle politiche di mobilità per le Olimpiadi estive di Parigi, l'anno scorso.

 

Nei sobborghi di Oslo, un servizio sharing complementare al tpl

Se il trasporto pubblico è la struttura portante, quali servizi sono più efficaci per completare l'offerta e convincere sempre più cittadini a rinunciare all'auto privata? Grorud è un sobborgo a sud-est di Oslo, a 10 minuti di treno dal centro città. Abitato da 80mila persone, qui la Ruter, ovvero l'azienda di trasporti della Capitale norvegese, sta sperimentando un servizio di auto in sharing a chiamata, ovvero attivabile quando occorre. "Piccolo" particolare, le automobili, 5 al momento, sono a guida autonoma. 
 


L'idea, presentata agli altri partner del progetto Upper, si sviluppa su più livelli. Il primo, porta all'attivazione di un servizio di mobilità condivisa, sicuramente innovativo e flessibile, in un'area, quella di Grorud appunto, già fortemente innervata da infrastrutture di trasporto pubblico: 19 linee di bus, 2 linee ferroviarie locali, 3 stazioni per altrettante linee del metrò. Insomma, il trasporto pubblico "classico" è e resta centrale, ma un servizio aggiuntivo a chiamata può rispondere a delle specifiche esigenze che bus e metro non soddisfano, oltre ad ampliare la rete con un'ulteriore connessione. Lasciando l'auto privata in garage. 
 


A ridosso della ferrovia ci sono una pista ciclopedonale, parcheggi dedicati allo sharing, anche di bici e monopattini. Un deposito/centro di ricarica per gli autobus elettrici. E poi, appunto, i veicoli a guida autonoma che Ruter sta sperimentando. Come ricordato prima, sono per un servizio di trasporto complementare a quello di linea; sono utilizzabili in condivisione (si prenotano con un'app) proprio perché appartengono alle soluzioni di mobilità collettiva; sono a chiamata. E poi, sono senza conducente. La sperimentazione serve quindi, oltre che a farsi conoscere, anche a testare i livelli di sicurezza e a raccogliere dati in vista di un possibile ampliamento del servizio. Qui però sono convinti che la strada sia tracciata e che questa modalità di spostamento avrà sicuramente un posto nella mobilità del futuro. Anzi, di fatto è già presente. Ma perché la guida autonoma? Le ragioni sono probabilmente almeno due. La prima è culturale e racconta di un processo in parte già in corso: superare non solo il concetto di proprietà dell'auto, ma di guidatore d'auto. C'è poi un altro tema. Questi veicoli autonomi hanno strumentazione di bordo, telecamere e sensori per un controllo su strada ad ampio spettro. Rappresentano, quindi, un sistema di guida potenzialmente più sicuro, su cui si sta lavorando. 

[ dall'inviato Simone Colonna ]

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