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Alla COP 28 raggiunta l’intesa sulla messa al bando graduale dei combustibili fossili

Simone Colonna, redazione giornalistica di Roma Servizi per la Mobilità.

Obiettivo anche triplicare nel mondo le fonti rinnovabili nel giro di 6 anni
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Saranno necessari 26 anni per lasciarsi alle spalle, in modo definitivo, petrolio, gas e carbone. La 28esima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è conclusa a Dubai lo scorso 12 dicembre con un impegno di 198 Paesi a ridurre
entro il 2050 l’uso di tutti i combustibili fossili. L’accordo è stato trovato con una mediazione lessicale: al termine che indicava un’eliminazione progressiva, è stata preferita la “transizione” fuori dai combustibili fossili, ossia, un allontanamento graduale.

Nell’accordo è indicato anche il più vicino traguardo del 2030 per triplicare le fonti rinnovabili. “Per la prima volta si è riusciti a far entrare la parola “fossili” in un accordo della COP, un elemento positivo al pari dell’indicazione di triplicare la potenza rinnovabile
da qui al 2030, quindi solare ed eolico - spiega Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club. Tra gli aspetti positivi vi è anche il fondo per aiutare i Paesi in via di sviluppo colpiti da eventi estremi, fondo al quale l’Italia contribuisce con 100 milioni di euro di
finanziamenti. La “transition away” è invece un punto di debolezza, perché non vi sono tappe definite”.

Cosa può cambiare in tempi più brevi? “L’accelerazione sulle rinnovabili. Dopo essere stata ferma per dieci anni su eolico e solare - sottolinea Silvestrini - dal 2022 l’Italia ha avuto una prima crescita. Oggi sul fotovoltaico siamo a una potenza di 5mila megawatt”.

La menzione dei combustibili fossili è importante, nei precedenti documenti usciti dalle COP si parlava di limitare in modo generico le emissioni. Però le mozioni di principio vanno riempite di sostanza”, secondo Sandro Fuzzi, ricercatore dell’Isac, l’istituto Cnr
di scienze dell’atmosfera e del clima che ha contribuito al VI Rapporto Ipcc, il panel intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico.

“Tra il 2019 e il 2021, a livello globale, i finanziamenti per i combustibili fossili sono arrivati a 1.400 miliardi di dollari. Con il livello odierno di emissioni, le proiezioni a fine secolo indicano un aumento delle temperature tra i 2,5 e i 2,8 gradi. Anche la questione metano, un gas serra più potente della CO2, sebbene presente in concentrazioni molto più basse, è un altro dei punti inseriti nel documento conclusivo della COP 28, senza però un’indicazione di strategie. In Italia, i nostri Osservatori - conclude Fuzzi - registrano un aumento di metano e CO2: il primo resta nell’atmosfera per un periodo di circa otto anni, la CO2 permane per alcuni secoli”.