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Al lavoro in bicicletta o monopattino, cresce il trend in Italia

Paolo Petrucci, redazione giornalistica di Roma Servizi per la Mobilità.

I risultati del Giretto d'Italia 2023

Bicicletta o monopattino elettrico, nel 2023 il 6 per cento in più degli italiani si è spostato con una modalità a "impatto zero" verso i luoghi di lavoro. Lo rileva la 13esima edizione del Giretto d'Italia, iniziativa di Legambiente per promuovere il bike-to-work (letteralmente, andare al lavoro in bicicletta): 65.494 i cittadini che in un giorno della Settimana Europea della Mobilità (dal 16 al 22 settembre) si sono mossi con una bicicletta o con un altro mezzo di micromobilità elettrica. In totale, il 6% in più rispetto al 2022.

Nel podio degli spostamenti sostenibili casa-scuola e casa-lavoro, la città universitaria di Padova supera di poco Piacenza. E nella Capitale, è la ciclabile Nomentana a registrare i numeri più interessanti: i passaggi sono aumentati di 6 volte, 1636 rispetto ai 291 del 2022. 

Città come Ravenna, Piacenza e Reggio Emilia - luoghi che con la bicicletta hanno un rapporto storico e consolidato - hanno registrato una percentuale sopra il 10% di passaggi in bicicletta rispetto alla popolazione residente, rispettivamente il 14,89%, il 14,52% e l'11,74% (la media italiana è sul 3%). Infine al Sud, Palermo. Rispetto al 2022 ha registrato un balzo del 77%.  Il 55% delle città ha registrato oltre 1000 ciclisti, e più dell'88% delle città ha avuto oltre 100 passaggi nelle ore mattutine.

“I numeri descritti confermano non solo il grande impegno delle città ad investire sulla mobilità ciclistica sostenibile ma anche la volontà di mettersi in gioco per misurare l’efficacia delle politiche in essere e capire dove e come poterle migliorare - dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente –  La bicicletta in questo contesto è un’alleata a cui non si può rinunciare per migliorare la mobilità urbana in ottica europea. Invece si sta facendo una riforma del codice della strada che punta solo sull'inasprimento delle pene per gli abusi alla guida, che rappresentano il 4% delle cause di mortalità, senza occuparsi di moderazione della velocità, imponendo ad esempio i 30 km/h nelle strade urbane, e al contempo si riducono gli spazi di agibilità della mobilità ciclistica e della micromobilità e diminuiscono i controlli sui limiti di velocità e le zone a traffico limitato".